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Booktrailer – Il diario di Asha
Titolo: Il Diario di Asha
Autore: Giovanni Zenna
Brani: “Voice of Antiquit”, “Land of Ancestor”, “Ethno-Landscape”, “Ancient World” by pixabay
Video: Renan Alm, Mark Arron, Dominika Gregusova, Ennie Horvath, Jonathan Borba, Pachon In Motion, Colors Motion Graphics, Roman Odintsov, Cinematic Cello, Andrey Kirievskiv, Redeye, Sergey Katyshkin, Kostas Ex Arhos, Cotton Bro Studio, Darli Donizete, David Roberts, Gul Isik, Honye Danges, Kampus Production, Kelly, Life On Super, Mart Production, Matthias Groeneveld, Miguel A Padrinan, Nathan Cowley, Rodnae Prod, Roman Odintsov, Vlado Pitbullgrif Soothy Spinner, Rostislav Uzunov, Miskail Nilov.
Video Editor: Valentina Piras
Casa Editrice: Leonida Edizioni
Questo romanzo è acquistabile esclusivamente in formato cartaceo su: www.editrice-leonida.com o negli store online -
Articolo a cura di Marina Donnarumma su “Alessandria Today”
Sono parte del “Tutto”, esattamente come te… Giovanni Zenna.
Sono onorata di presentare l’ultimo lavoro di questo splendido, originale, profondo scrittore, Giovanni Zenna e la sua ultima fatica letteraria ”Il diario di Asha”
MARINA DONNARUMMA
Ringrazio Marina Donnarumma per questo articolo su “Alessandria Today” relativo alla mia ultima pubblicazione “Il diario di Asha”, per leggere l’articolo completo clicca sul link:
SINOSSI: Può una comunicazione avvenire senza l’ausilio delle parole? Un caleidoscopio di colori e forme è in grado di esprimere con accuratezza, raccontare, esporre complessi avvenimenti con coerenza e nesso logico, come sfogliando un racconto o una raccolta di memorie? Ed un tale operato, può risultare perfettamente comprensibile, anzi, riuscire a realizzare una trasmissione d’informazioni multisensoriale? Certamente improbabile, ma non per la misteriosa Asha, capace di percepire e rendere percepibili interi sistemi d’idee, attingendo alla “conoscenza silenziosa”, grazie ad un intenso percorso iniziatico. Il suo diario riuscirà a rivelare fatti e circostanze che intrecciano il suo destino con quello dei personaggi a lei oscuramente e incredibilmente collegati, oltre il tempo e lo spazio. Ciò che nel Viaggio – primo romanzo di Giovanni Zenna – acquisisce lentamente forma, nel Diario di Asha troverà il suo compimento. Ogni cosa prenderà il suo posto in uno straordinario disegno d’insieme, e finalmente la “nostalgia di cose mai vissute”, cruccio ed inquietudine del protagonista, da sempre impegnato in una spasmodica ricerca, otterrà una spiegazione, seppur incredibile e di difficile categorizzazione…
Link booktrailer: IL DIARIO DI ASHA di Giovanni Zenna – YouTube
Link pre-ordine: Il diario di Asha – Leonida Edizioni (editrice-leonida.com)
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Il Diario di Asha – Pre-Order
Finalmente di prossima pubblicazione, ma già preordinabile, “Il diario di Asha”, il sequel del mio primo libro “Il Viaggio. Lì dove i miei occhi impararono a vedere”.
Per ulteriori informazioni o preordinare una copia del mio romanzo questo è il link: Il diario di Asha – Leonida Edizioni (editrice-leonida.com)
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Intervista a cura di Marina Donnarumma su “Alessandria Today”
Ringrazio pubblicamente la giornalista Marina Donnarumma che ha curato la seguente intervista. Il nostro confronto circa i temi trattati, è confluito nella convergenza d’intenti a voler sondare ed illustrare qualsiasi strada, conduca alla conoscenza, e dunque, all’acquisizione di maggiore consapevolezza…

Per leggere l’articolo completo del magazine “Alessandria Today” clicca sul link:
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J.C. Casalini presenta Giovanni Zenna
Desidero ringraziare pubblicamente Jean-Christophe Casalini, poiché come gli ho già espresso in altre sedi, la percezione è caratteristica comune a tutti gli esseri umani, la capacità di condividerla ed esprimerla adeguatamente, è invece meno frequente… grazie per aver veicolato il mio pensiero, come quello di tanti altri, con tanta generosa partecipazione…
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“Farsi Parola” a cura di Edda Cattani
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Intervista a “Farsi Parola” a cura di Edda Cattani

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Vivere
Non posso che esser grato a J.C. Casalini e Inchiostri Invisibili, che mi hanno offerto la possibilità di estendere il mio pensiero su più ampi orizzonti…
Lettura della mia poesia “Vivere” da parte di J.C. Casalini
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Lettera ad una viaggiatrice

Ed ancora il tempo… lettera ad una viaggiatrice…
Gentile Snejana…. credo di comprenderti proprio in pieno, quando hai descritto le sensazioni un po’ rétro, degli scambi epistolari cartacei… ad un tratto il mio orizzonte percettivo si è aperto sui cigolii delle carrozze al traino, con le loro ruote scalcagnate, sulle strade lastricate delle capitali europee dell’ ottocento…sui vocii e le risate sommesse, provenienti dai caffè parigini della “Belle Époque”, dove trasognati poeti, filosofi cercatori, ed artisti istrionici, davano fiato al loro estro creativo… e a qualche tavolo un po’ in disparte, un raccolto scrivano, componeva pensieroso la sua missiva in penna d’oca… mentre le luci soffuse e calde delle lampade ad olio, s’infrangevano in mille riflessi sul suo calice di cristallo riempito d’assenzio, la “fate verde”, la bevanda degli artisti rinomati e dannati, alla Baudelaire… un contesto storico più a misura d’uomo, quando “il tempo” era cadenzato lento e carezzevole, dagli imponenti orologi a colonna, con i loro pendoli oscillanti, in austere dimore patronali…e invece ora ci scambiamo messaggi, in cui gli acronimi, le abbreviazioni, rendono la comunicazione telegrafica e fuggente, in cui il tempo corre incurante ed irrispettoso, dove il pensiero non ha il tempo di decantare, e raccogliere il moto interiore, ma solo superficiali sensazioni… Tuttavia in me, come in te, qualcosa ricorda…ed è quella sensazione di nostalgia, che c’impone di scrivere trasducendo con accorato trasporto, la voce silente del nostro animo… Il tempo… questo misterioso compagno… ha i colori della notte, ha il passo leggero e furtivo del ladro in fuga, la sua voce è un sussurro ingannevole; quello dell’ imbonitore che incita a muoverti in forsennata frenesia, raccontandoti torvo e minaccioso della tua caducità, che sei polvere e devi depredare tutto quello che puoi, poiché l’albero con cui si fabbricherà la tua bara, è già stato tagliato… ma se non gli presterai attenzione, se quando componi versi poetici, lascerai che la tua onnisciente essenza, contempli pacata l’infinito orizzonte tutt’intorno a te, allora vedrai il tempo dissolversi come nebbia al sole… tutto è per sempre … oggi la scienza quantistica edifica una nuova rivoluzionaria fisica, in cui si dimostra che il tempo non esiste, ma io, te, e tutti gli innumerevoli cercatori indomiti, lo abbiamo sempre saputo…
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֍ L’importanza personale… ֍
nella mia trentennale ricerca, molti sono stati gli obiettivi individuati quali punti cruciali a cui tendere, raggiungere, e poi oltrepassare, nell’intento di perseguire una maggiore consapevolezza e realizzazione interiore. Alcuni possono essere individuati persino in semplici comportamenti, dettati dal buonsenso, ed una sufficiente sensibilità, nell’agire con equilibrio e considerazione delle ripercussioni che il nostro “fare”, esercita su ciò che opera ed interagisce nel medesimo contesto. Altri, sono vere e proprie metamorfosi, da operare radicalmente sulla nostra complessa modalità di percepire l’esistenza e le sue cause, ed anche l’apprendere e mettere in atto, approcci completamente differenti da come l’educazione, il condizionamento sociale, ci hanno forzato a considerare noi stessi, in relazione al mondo. Uno di questi è sicuramente, “l’importanza personale”…un mostro dalle mille teste, che quando riesci a tagliarne qualcuna, te ne ritrovi il doppio alle tue spalle… un mostro diabolicamente subdolo, poiché anche quando dopo un intenso lavoro interiore, hai decapitato una delle teste, ti ribalta contro la tua effimera vittoria, inculcandoti una pretenziosa vanagloria, sotto le mentite spoglie contrite, di “falsa modestia”; ed ecco che dal busto decollato, spunta una testa ancora più minacciosa, perché potresti non riconoscerne la maggiore insidiosità di quella soppiantata. Fin da bambini, veniamo educati, condizionati, ad assumere atteggiamenti predatorio e prevaricatori, in mille e differenti forme, verso i nostri simili, l’ambiente fisico e sociale. Tale comportamento, si traduce nel costruire una personalità autocelebrativa, ridondante e narcisistica, (…avverto la fortissima tentazione di dire, “da politico”, ma mi asterrò perché non è questo il contesto…). Si forma così, un individuo cristallizzato, in una concezione di se stesso preminente, insensibile ai cambiamenti, incapace di cogliere il flusso delle cose in costante mutamento, cieco e sordo alle sue stesse sollecitazioni interiori, soffocate da un costante dialogo interno, (Il chiacchiericcio perpetuo dei nostri pensieri nel sostenere la nostra posizione sociale).: un uomo che di autentico, non conserva più nulla, (la sua essenza), svuotato e soppiantato da un’istallazione esterna, (la personalità conforme ai dettami sociali). Un tale uomo sarà la vetrina perfetta, per osservare la nefasta azione dell’”importanza personale” … e la cosa ironica, è che superata una cera soglia non sarà più in grado di riconoscere la sua estrema deriva dall’essenza interiore, che pure è presente, sepolta e tacitata in lui, né gli sarà possibile cambiare… e questo nella convinzione che è un uomo con il potere di “fare”, in piena autonomia e libertà quando e invece un misero schiavo della sua installazione esterna… Come tutti quelli in cammino, cerco di combattere costantemente contro un tale genere di mostro, e sebbene non mi sia riuscito di sconfiggerlo, almeno quando decapito qualche testa sono consapevole che sono minacciato da altre soppiantate ancora più feroci… Uno dei primi scontri contro un giovane “mostricino”, avvenne nella mia infanzia, ma da alloro compresi che avrei dovuto ingaggiare una dura battaglia, ed ancora sono in lotta…Desidero condividere con i miei compagni di viaggio, la narrazione di quello scontro della prima infanzia. Tale racconto, è un capitolo estrapolato dal mio romanzo “Lo straniero” … Lettura XXXIl MagoUna mattina di aprile, forse maggio, a scuola era un giorno speciale. Non c’era lezione, tutti gli alunni, si preparavano ordinatamente ad uscire dalle classi, eravamo negli anni settanta, l’organizzazione scolastica manteneva ancora un’impostazione tipica dei collegi… Tutti ordinati in file compatte, con i grembiulini ed i nastri di vari colori, a seconda della classe di appartenenza. Entusiasta ed eccitato ero in fila con il mio fiocco tricolore, perfettamente inamidato, a distintivo peculiare della mia appartenenza alla quinta elementare. Attendevo, con tutti i miei chiassosi compagni, di recarmi nella grande sala del refettorio, adibita per l’occasione a teatro, per assistere ad uno spettacolo di magia. Il giorno precedente un segaligno vecchietto era circolato tra le classi della scuola, per distribuire una locandina dello spettacolo di oggi. In un sistema scolastico, con pochi mezzi, in una scuola elementare di periferia, con ragazzini di estrazione sociale proletaria, i cui giochi spaziavano dalle raccolte di figurine illustrate, alle interminabili partite di pallone svolte nelle più improbabili e talvolta pericolose strade, quell’evento era, da non poter far festa a scuola. Noi delle quinte, i ragazzi più grandicelli, fummo gli ultimi ad entrare nel refettorio. Le prime e le seconde, sedute sulle minuscole sedioline prese in precedenza dalle loro aule a corredo degli altrettanto minuscoli banchetti, erano a ridosso di un improvvisato palco con alcuni animali finti, nastri colorati, e una specie di insegna con il nome del prestigiatore, a colori sgargianti e con uno stile alla “Belle Époque”, le altre classi a seguire dietro. Ricordo come, anche in quell’occasione ero preso da me stesso; Il mio splendido fiocco era il migliore, ero tra i più bravi della scuola e sicuramente le maestre stavano ammirando il loro alunno preferito, che anche in quella folla era inconfondibile…Guardavo ammirato l’esecuzione di vari numeri di prestigio, tra coniglio , cilindro e sparizione di oggetti vari, ma i miei occhi spaziavano anche rapidi sulle insegnanti, che quando incrociavano il mio sguardo sorridevano, e che io interpretavo come tacita affermazione delle lodi sottintese…Ad un certo momento il mago con voce roboante dichiarò che avrebbe mostrato il suo potere mentale, e che per l’occasione avrebbe scelto tre o quattro allievi, tra i più grandi, per le sue stupefacenti dimostrazioni. Con la velocità di una saetta, mi precipitai per unirmi ad un paio di ragazzi già scelti dal mago, compresa una mia compagna di classe Caterina. Era questa una di quelle occasioni, in cui, uno come me, non poteva mancare. Il mago, con vero trasporto, spiegò che avrebbe influenzato le nostre menti e che saremmo stati in balia del suo potere… Scrosci di applausi e schiamazzi plaudenti a conclusione di quelle affermazioni. Una strana eccitazione si impadronì di me: avrei dimostrato a tutta la scuola che oltre alle già assodate qualità, non sarei stato sconfitto dal mago… Fummo fatti accomodare tutti sul palco, la prima a cui si avvicinò il mago, fu Caterina. Con voce da incantatore, e con gesti misurati sul viso della mia compagna, ad eseguire una sorta di sortilegio, gli suggerì che da quel momento, ella, avrebbe visto in lontananza svolgersi una scena comica e che questa l’avrebbe fatta ridere in maniera irresistibile… Dopo poco, lentamente, la mia compagna di classe, sembrò assumere lo sguardo fisso, ipnotico, e si mise a ridere, non in maniera irrefrenabile come aveva declamato il mago, ma rideva, ed effettivamente sembrava presa da qualcosa che vedeva solo lei… Ero perplesso e confuso, un remoto timore s’impadronì di me, ma passò quasi subito, rimanevo però sconcertato e cercavo di cogliere spiegazioni dallo sguardo di Caterina, che pur notando, ne sono sicuro, il mio fissarla, sembrò passare oltre, assorbita dalla misteriosa scena esilarante… Esclamazioni stupite si sollevarono dalla platea, soprattutto le piccole manine in prima fila si prodigarono in applausi divertiti. Il mago passò ad un altro ragazzo e gli fece fare, non ricordo bene, una serie di movimenti non di sua volontà, ma dettati dal suo potere, anche in questo caso, pur se in maniera impacciata, il ragazzo sembrò subire la misteriosa influenza. Ancora applausi e schiamazzi… Poi venne il mio turno… Il mago, che da vicino, riconobbi essere lo stesso signore piuttosto anziano ed emaciato del giorno prima, con le locandine, mi rivolse la sua attenzione. Dopo aver annunciato agli spettatori che avrebbe, con la forza del pensiero, incollata la mia mano al muro, si girò lentamente verso di me… mi rivolse uno sguardo che non avrei più dimenticato, i suoi occhi erano dolci e concilianti, con fare cerimonioso ripeté a mio beneficio e sottovoce quello che aveva poc’anzi declamato alla platea: ora la tua mano si incollerà al muro e malgrado tutti i tuoi sforzi non riuscirai a muoverla… Allontanò il suo viso dalla mia faccia e si mise come nei casi precedenti in attesa… Guardai velocemente in direzione di tutti quei visi in aspettativa, cercai lo sguardo delle mie maestre, poi rigirandomi in direzione del mago, agitai la mia mano con fare vittorioso sotto il suo naso… lo sguardo che mi rivolse il mago non era quello che nella mia mente avrebbe dovuto avere il malvagio stregone sconfitto dall’ eroico personaggio, ma era uno sguardo che al momento non compresi… Era lievemente rassegnato, era uno sguardo che parlava di sconfitta, ma non della sua…della mia… Non ci furono applausi per colui che aveva vinto il mago, vi era un mugugno di disapprovazione per questa inaspettata piega degli eventi… Il mago con savoir-faire, mi diede un bonario scapaccione e mi rimandò in platea. Non vi furono compiacimenti o congratulazioni per l’eroico bambino, nessuno sguardo seguiva il mio scialbo ritorno in sala, tutti ripresero a guardare lo spettacolo… Il mio sconcerto fu enorme, i miei pensieri erano confusi…Incrociai lo sguardo di una maestra, mi sorrise e con una voce gentile esclamò: Bravo sei invincibile… Lo disse con una cadenza e con uno sguardo negli occhi, che fu di più quanto doloroso riuscissi ad immaginare …Compresi per la prima volta che le parole potessero voler dire tutto il contrario di ciò che affermavano… Il mio mondo cominciò a vacillare. Compresi che il mago aveva scelto i ragazzi più grandi affinché in una tacita intesa, capissero che dovevano fare parte dello spettacolo, ma soprattutto che al di là di favole e finzioni, quello era il suo lavoro, il suo sostentamento e che ero in età per capire che tutti abbiamo in qualche modo bisogno dell’aiuto degli altri, senza che ciò ci venga esplicitamente chiesto…Dopo questo episodio cominciai a considerare in maniera diversa la mia compagna Caterina. Non era molto brava a scuola, anzi faticava non poco, eppure in un attimo aveva compreso quello che io, il suo brillante irraggiungibile compagno, non aveva minimamente afferrato. Un giorno le chiesi perché avesse subito cominciato a ridere, lì sul palco… Lei con la dolcezza di una bambina semplice, ma con una sorprendente consapevolezza disse, mettendo nella risposta più di quanto le avessi chiesto: mi aveva detto che dovevo ridere assai, ma non ci riuscivo, va bèe…! Si rammaricò di non aver dato di più… Un sentimento di gratitudine per la mia giovanissima compagna, che risalì alla mia memoria, grazie a questi scritti tra le mie mani… La mia strada si prospettava lastricata di domande, molto meno di risposte… Naturalmente, la pubblicazione del su scritto estratto, è fuori dal contesto generale del romanzo, ma è solo per fornire un precoce esempio d’ incalzante importanza personale…
